Quale albero di natale?

È quasi tempo di fare l’albero di Natale, ma quale scegliere? Meglio scegliere un vero abete oppure uno finto in plastica? (tralasceremo al momento la terza possibilità, quella cioè di usare creativamente materiali di riciclo o altri alberi già a disposizione per sostenere le decorazioni natalizie, opzione per altro scelta per pigrizia dall’autore!). La risposta è abbastanza complessa, ma per farla breve ecco la versione rapida: vari studi dimostrano che è meglio preferire un vero albero rispetto ad uno finto.
Se per qualche motivo non avete scelta e dovete per forza prenderne uno artificiale cercatelo che non sia fatto in PVC (un materiale plastico non riciclabile), che sia prodotto il più vicino possibile ed e usatelo per almeno un minimo di 10 anni.
Per chi vuole approfondire più informazioni di seguito

segue


L’impronta di carbonio (la quantità di gas serra prodotti per realizzare un prodotto e smaltirlo a fine vita) di un albero artificiale di circa 2 m si aggira intorno ai 40 Kg CO2e mentre un albero vero, senza radici, meno della metà (16 Kg CO2e) se finisce in discarica oppure meno di un decimo, 4kg CO2e, se ripiantato o utilizzato per fare cippato da combustione (fonte Carbon Trust ).
Ci sono però altri fattori da considerare come ad esempio il trasporto. Per non fare alzare la quantità di gas serra prodotti per il vostro albero, qualsiasi scelta facciate, è importante che esso non sia importato da troppo lontano e che il rivenditore sia il più vicino a casa. L’etichetta dovrebbe rivelare dove è stato prodotto e la presenza di una certificazione di sostenibilità ambientale, come la PEFC, potrebbe aiutare nella scelta.
Come ogni anno una famosa azienda Svedese di arredamento vende un abete di natale con la possibilità di restituzione dell’albero dopo le festività (che sarà poi trasformato in compost). L’iniziativa per il 2017 prevede un rimborso del costo in buoni acquisto e un contributo extra da parte dell’azienda di 2 euro per la riforestazione di una area del nord Italia. Difficile però, almeno dopo una piccola ricerca web, dire quale sia la provenienza e le modalità di produzione degli abeti proposti e per questo valutarne anche solo l’impronta di carbonio.

Per quanto riguarda la Toscana c’erano al 2011 (dati della Regione toscana che ha anche prodotto un documento con linee guida per la produzione dell’albero di natale, quello vero) almeno 313 aziende vivaistiche per lo più situate in Casentino, una delle zone più importanti per questa produzione anche a livello nazionale, e nella provincia di Pistoia e Arezzo autorizzate alla coltivazione di abeti.
In passato c’era la credenza che gli abeti utilizzati per natale provenissero da foreste naturali e che l’acquisto potesse contribuire alla distruzione di interi boschi. In realtà come i dati sopra riportati dimostrano, si tratta normalmente di produzioni dedicate e fatte in vivai. Spesso gli alberi sono coltivati in zone alto collinari/montane che non potrebbero ospitare niente altro e che contribuiscono al contempo alla stabilizzazione del terreno.
Cosa fare dell’albero dopo natale? Nel caso abbiate quello finto la risposta è piuttosto facile e scontata, ricordatevi solo che se volete dare una mano all’ambiente dovete farlo durare per almeno 10 anni, meglio se di più, per cui riponetelo con la massima cura.

Nel caso dell’albero vero con le radici, se è sopravvissuto a palline, neve artificiale (a proposito, meglio non usarla!) e al caldo di casa potete piantarlo in giardino (tenete presente però che possono diventare alberi belli grandi ed avere radici superficiali) oppure portarlo nei centri appositi o riportarlo quando possibile nei vivai di provenienza e acquisto (ad es. qui e qui un articolo del 2012 che presenta uno dei vivai, la produzione e la restituzione) .

La cosa da NON fare è quella di piantarlo in bosco, le specie di abete utilizzate sono varie: Abete rosso (Picea abies) il più diffuso,  abete bianco (Abies alba), ma anche abete del Caucaso (Abies nordmanniana)e abete Glauco del Colorado (Picea pungens Kosteriana Glauca). Di questi solo l’abete rosso e il bianco  sono specie autoctone italiane. A dirla tutta l’abete rosso si trova nel nostro territorio solo sulle alpi e in Toscana e solo come specie relitta nella riserva naturale biogenetica di Campolino (PT). Per questo è meglio evitare il rischio di contaminazione genetica dei nostri boschi o di immettere in natura un albero che non è proprio della flora Italiana.

Fonti:
http://www.bbc.com/news/uk-england-38129835
https://www.huffingtonpost.com/entry/christmas-tree-real-or-fake-better_us_58415410e4b0c68e04803d02
http://msue.anr.msu.edu/news/environmental_effects_of_christmas_trees
http://www.regione.toscana.it/documents/guest/Documenti/Agricoltura/Albero-di-Natale-sito.pdf
http://www.aboutplants.eu/portal/cms/content-opinioni/1423-buon-natale-con-lalbero-vero.html
https://www.greenme.it/abitare/accessori-e-decorazioni/3641-albero-di-natale-vero-o-finto-consigli-e-idee-per-scegliere-quello-giusto

photo credit: Malene Thyssen, http://commons.wikimedia.org/wiki/User:Malene

meno